Per prolasso rettale s’intende la patologica protrusione della parete del retto attraverso l’orifizio anale. Il prolasso sarà completo esterno, quando il retto, per una lunghezza variabile da 5 a 20 cm, protruderà a tutto spessore all’esterno del canale anale; sarà invece interno, quando il retto prolasserà, sempre a tutto spessore, su se stesso, senza protrudere dall’ano, determinando l’invaginazione di un tratto prossimale del viscere nel suo tratto distale. In questo caso parleremo anche di intussuscezione rettorettale, considerata da molti il primo stadio di un prolasso che, nel tempo, può diventare completo ed esterno, favorito dall’eventuale coesistenza della stipsi.
I fattori predisponenti per questa patologia, oltre alla stipsi, sono l’eccessiva mobilità del viscere, determinata da una particolare lassità delle strutture di sostegno rettali; le lassità delle strutture di sostegno di utero e vescica, causa di prolassi complessi, ovvero determinati e associati al prolasso genitourinario; il perineo discendente; l’ipotonia di entrambi gli sfinteri anali (neuropatia del pudendo); la presenza di entero o sigmoidocele che, premendo sul retto, ne favoriscono la protrusione all’esterno.
Diagnostica clinica
Il prolasso rettale, prevalentemente sotto forma di intussuscezione rettorettale, spesso determina una sindrome da ostruita defecazione, che comporta, quindi, difficoltà a espellere le feci, sensazione di evacuazioni incomplete, con la necessità di prolungati ponzamenti e, in alcuni casi, di doversi aiutare con manovre digitali transanali per agevolare la defecazione. È presente un senso di peso anale e perianale che tende ad accentuarsi con la stazione eretta e dopo la defecazione. Al contrario, soprattutto nei prolassi completi di lunga data, si può manifestare una vera e propria incontinenza a feci e gas, determinata dalla riduzione della compliance rettale o dal danno all’apparato sfinteriale secondario a uno stiramento cronico delle innervazioni sfinteriali da parte del prolasso. Nelle donne già in menopausa, con gravidanze plurime o parti laboriosi, si osservano, inoltre, con una certa frequenza, prolassi complessi con interessamento anche dell’apparato genitourinario: prolassi genitali, vescicali (cistocele) con o senza incontinenza urinaria o dispareunia (dolore durante un rapporto sessuale). Il sanguinamento, anche cospicuo nello strozzamento esterno del prolasso completo, può essere determinato dalla congestione della mucosa rettale. Il soiling, spesso presente, determina irritazione, bruciore e prurito anale e perianale. Bisogna infine tenere conto del carattere di urgenza che può assumere il prolasso rettale completo, qualora diventi irriducibile con necrosi della porzione di retto prolassata.
L’esame clinico viene condotto in posizione di Sims nell’uomo, mentre nella donna è preferibile la posizione lipotimica, per avere un’esposizione completa del perineo e dei genitali. All’ispezione, il prolasso si presenta come una tumefazione, di colorito rosso, che sporge dall’ano, quando è esterno e completo. La mucosa rettale protrusa, potrà apparire congesta, con abbondante secrezione di muco, e ulcerata, con perdita di sangue. Potrà essere evidente anche un abbassamento del piano perineale associato al prolasso, nel momento in cui l’orifizio anale, normalmente posto a 2-3 cm sopra la linea passante per le tuberosità ischiatiche, dovesse trovarsi allo stesso livello di tale linea a riposo o qualora la superi addirittura, sotto sforzo. All’esplorazione rettale, si potrà valutare subito il tono sfinteriale, spesso ridotto, a riposo, nei pazienti con prolasso completo esterno, e la riducibilità del prolasso stesso. L’intussuscezione rettorettale sarà diagnosticata soprattutto grazie agli esami strumentali.
Diagnostica di laboratorio e strumentale
La diagnostica di laboratorio non fornisce dati significativi. All’anoscopia un prolasso interno sarà evidente, in quanto l’eccesso mucoso scenderà all’interno dello strumento quando il paziente effettua le manovre di ponzamento cioè ???
Una colonscopia con endoscopio flessibile è indicata in tutti i casi in cui si sospettino malattie neoplastiche o infiammatorie intestinali croniche, per le quali occorra una diagnosi differenziale.
La defecografia dinamica è l’esame fondamentale che consente di effettuare la diagnosi di prolasso rettale. Permette, infatti, di valutare la morfologia e la funzione del retto e degli organi adiacenti durante l’atto defecatorio.
L’ecografia transanale a 360° consente lo studio della morfologia del canale anale e la valutazione di una sospetta lesione sfinteriale, soprattutto nei casi di prolasso rettale associato a incontinenza fecale. La manometria anorettale consente la valutazione funzionale dell’apparato sfinteriale e dei riflessi.